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Amantea. Visita alla residenza delle Clarisse. Il Prof Perri ci guida in un percorso storico

  • Palazzo delle Clarisse ad Amantea
  • Palazzo di Reggio Calabria

Il primo testo parla del Palazzo delle Clarisse ad Amantea, che in passato era un convento per donne nobili che non potevano sposarsi o non avevano una dote sufficiente. Molte ragazze venivano spinte dai loro genitori a entrare in convento a causa delle leggi del maggiorascato. Il palazzo ha una storia interessante, che include uno scandalo amoroso tra una badessa e il medico del paese. Durante la visita, il Professore Perri ha mostrato alcune opere d'arte presenti e ha cercato di restaurare il palazzo per farlo tornare alla sua funzione originale. Il secondo testo parla del palazzo di Reggio Calabria e delle tracce arabe scoperte al suo interno. La scoperta più importante è stata una stele araba, interpretata da una professoressa dell'Università di Firenze come un passo del Corano. La scoperta dimostra la presenza araba in Calabria, diversa da quella in Sicilia. Il proprietario del palazzo racconta anche la storia del prestito delle suore, che avevano costituito un capitale con le loro doti di 300 ducati. Infine, il proprietario del palazzo di Reggio Calabria spiega la sua scelta di lasciare i segni del tempo nel suo restauro, per permettere ai visitatori di ricostruire la storia del palazzo. Questa scelta è stata apprezzata dalla sovrintendenza archeologica e di Reggio Calabria, che ha restituito al proprietario il reperto archeologico della stele araba.

Esplorando il Palazzo delle Clarisse ad Amantea con il Professor Perri

Il Palazzo delle Clarisse ad Amantea è stato in passato un convento di clausura per le donne nobili che non potevano sposarsi o che non avevano una dote sufficiente per farlo. Il convento fu costruito nel 1620, ma la richiesta di un convento locale risale al 1603. Tuttavia, il vescovo di Tropea rifiutò l'idea poiché il convento era troppo vicino alle case dei cittadini. Fu quindi scelto un altro luogo, dove furono ristrutturati dei palazzi per creare il convento delle Clarisse.

Il Professore Perri ci ha spiegato che molte ragazze venivano spinte dai loro genitori a entrare in convento a causa delle leggi del maggiorascato, che prevedevano che solo il figlio maschio ereditasse i beni della famiglia. Le figlie femmine dovevano sposarsi compatibilmente con la loro posizione sociale e portare una dote adeguata. La dote richiesta per entrare nel convento delle Clarisse era di soli 300 ducati, molto meno rispetto a quella richiesta per un matrimonio. Questa pressione della nobiltà locale ha portato molte ragazze a entrare in convento, anche se non avevano una vera vocazione.

Il Palazzo delle Clarisse ha una storia interessante, che include anche uno scandalo amoroso tra una badessa e il medico del paese. Questo episodio è stato descritto in un libro storico e anche in un romanzo. Il convento era composto da una chiesa, che è stata modificata nel corso degli anni per diventare un palazzo nobiliare. Tuttavia, il Professore Perri ha voluto far rivivere la storia del palazzo e ha cercato di restaurarlo per farlo tornare alla sua funzione originale.

Durante la visita al Palazzo delle Clarisse, il Professore Perri ha mostrato alcune delle opere d'arte presenti, tra cui una statua lignea del 1700 e una pittura su pietra. Il palazzo ha anche una finestra di origine barocca e ragusana, che è stata scoperta durante i restauri. C'è stata una discussione tra due scuole di pensiero durante i lavori di restauro, ma il Professore Perri ha deciso di conservare il colore originale delle pietre.

Riassunto: La scoperta delle tracce arabe nel palazzo di Reggio Calabria

Il video mostra il racconto del proprietario del palazzo di Reggio Calabria, che ci mostra le tracce arabe scoperte al suo interno. L'uomo ci spiega che la presenza araba in Calabria è stata molto diversa da quella in Sicilia, e che la testimonianza più importante della loro presenza è proprio il reperto archeologico scoperto nel suo palazzo.

La scoperta della stele araba nel palazzo di Reggio Calabria

L'uomo ci racconta come la scoperta della stele araba nel suo palazzo sia stata una sorpresa per tutti. La stele è stata interpretata da una professoressa dell'Università di Firenze, che ha scoperto che la scritta era in arabo e faceva riferimento a un passo del Corano. La scoperta è stata molto importante perché ha dimostrato la presenza araba in Calabria, che è stata molto diversa da quella in Sicilia.

La storia del prestito delle suore nel palazzo di Reggio Calabria

Il proprietario del palazzo ci racconta anche la storia del prestito delle suore, che avevano costituito un capitale con le loro doti di 300 ducati. Il prestito era in concorrenza con il monte di pietà locale, ma le suore facevano il prestito al 5% di interesse, mentre il monte di pietà al 7%. Le suore avevano un consiglio d'amministrazione composto dai genitori, e il prestito era molto importante per la comunità locale.

La scelta del proprietario del palazzo di Reggio Calabria di lasciare i segni del tempo

Infine, il proprietario del palazzo ci spiega la sua scelta di lasciare i segni del tempo nel suo restauro. Contrariamente al marchese che aveva trasformato il palazzo in una residenza nobiliare cancellando tutto ciò che ricordava il passato, il proprietario ha deciso di lasciare i segni del tempo per permettere ai visitatori di ricostruire la storia del palazzo. La scelta è stata molto apprezzata dalla sovrintendenza archeologica e di Reggio Calabria, che ha restituito al proprietario il reperto archeologico della stele araba.